Un interessante incarico quello della gestione della sicurezza di un cantiere di “autocostruttori”. Era il 2009 e -in quella che era una delle tante zone residenziali in espansione di Cesena- mi sono trovato a gestire un cantiere molto particolare.
Con “autocostruzione” intendiamo il sistema con il quale privati cittadini -costituitisi in cooperativa- gestiscono e costruiscono direttamente quella che sarà poi la loro casa. Erano gli anni in cui cominciava la crisi dell’edilizia nel nostro territorio Romagnolo (e non solo). Le persone che desideravano una casa propria si dovevano scontrare con una realtà economica complicata. L’autocostruzione fu quindi per qualcuno una soluzione.
Io seguivo il coordinamento della sicurezza. Il mio approccio iniziale era quello consolidato in anni di sicurezza di cantieri gestiti da imprese e artigiani, ma ben presto mi sono reso conto che si trattava di una realtà anomala. Anomala perchè in cantiere non c’erano nè imprese nè artigiani edili, bensì privati con le più disparate estrazioni formative e lavorative. C’erano casalinghe, impiegati, operai di altri settori e persino qualcuno dell’aeronautica.
Questi nuovi soggetti -persone davvero stupende- lavoravano in cantiere per costruirsi una casa nel proprio tempo libero. Ho capito ben presto che dovevo abbandonare l’approccio classico, far leva sui punti di forza e tenere sotto controllo gli aspetti critici.
Il primo aspetto positivo per chi gestisce la sicurezza in un simile contesto è proprio quello che gli autocostruttori sono in realtà estranei al mondo del cantiere. Perchè dovrebbe essere un punto di forza qualcuno si starà chiedendo. Lo è perchè la sensibilità al rischio è molto alta, più di quella che può avere un edile con lunga esperienza ormai desensibilizzato al rischio. Il risultato era che le mie prescrizioni venivano prese molto seriamente, i dpi erano generalmente portati da chiunque. Era uno dei pochi cantieri della zona in cui si vedevano caschetti in testa e non appoggiati al ponteggio.
Un secondo aspetto positivo -derivante sempre dalla loro estraneità all’edilizia- era la lentezza dei tempi di esecuzione. Elevare della muratura o casserare delle strutture in c.a. è davvero una lunga impresa per chi non è muratore o carpentiere. Quindi mi trovavo con delle fasi di lavoro molto dilatate nel tempo e questo mi consentiva di non avere sorprese.
Un aspetto critico erano i giorni e gli orari di lavoro. Trattandosi di soggetti con un altro lavoro i momenti in cui potevano dedicarsi al cantiere erano il pomeriggio tardi e i giorni feriali. Dovevo quindi mettere in conto sopralluoghi fuori orario e non solo nei giorni di lavoro normali.
E’ stata un’esperienza davvero particolare che ricordo con piacere soprattutto per le belle persone che ho incontrato. In fondo mi hanno ospitato in quella che era già -quasi- casa loro.